Rayuela: l’iperromanzo di Cortázar

Rayuela, Il gioco del mondo. Julio Cortázar, Einaudi, 2013 (1963)
Traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini
pp. 648

Per orientarsi, una bussola

Julio Cortázar presenta Rayuela ai suoi lettori in questo modo:

“A modo suo questo libro è molti libri, ma soprattutto è due libri. Il primo, lo si legge come abitualmente si leggono i libri, e finisce con il capitolo 56 e alla pagina dove tre evidentissimi asterischi equivalgono alla parola Fine. Conseguentemente il lettore potrà prescindere senza rimorsi di coscienza da quel che segue. Il secondo, lo si legge cominciando dal capitolo 73 e seguendo l’ordine indicato a piè pagina d’ogni capitolo”

Rayuela, Il gioco del mondo. Julio Cortázar

Sembra che lo strumento per leggere Rayela sia dunque l’abbandonarsi al caso. Paradossalmente, è il suggerimento per trovare la via d’uscita dal labirinto. Ma in quanto labirinto (di storie, pensieri e tempo) forse il senso ultimo è proprio perdersi al suo interno.

Il libro può essere approcciato anche leggendo i capitoli in ordine numerato o, per un vero smarrirsi che è ritrovarsi, senza alcun ordine prestabilito. Per questo, Rayuela è molti libri. Un romanzo in potenza, che cambia a seconda del lettore che lo sfoglia.

Il perchè del titolo

Rayuela è il nome argentino di quel gioco del mondo che in Italia è per lo è più conosciuto come campana. Con un gessetto sul cemento o con un sasso nel terreno, viene tracciato un percorso composto di caselle singole o affiancate, le quali vengono poi numerate in ordine. L’ultima casella, solitamente a forma di mezzaluna, viene chiamata cielo, mentre la prima terra. Il gioco consiste nel lanciare un sassolino nella prima casella e, avanzando su un piede o a piè pari a seconda della posizione delle caselle, si percorrere l’intero, schema evitando la casella contenente il sasso e senza mai toccare i bordi. Vince chi ha completato tutte le caselle.

Rayuela, o il gioco della campana
Il gioco della campana

Cortazar battezza dunque il suo romanzo per eccellenza come questo antico gioco, nel tentativo di dare un nome al rito che induce l’uomo ad avanzare, in equilibrio all’interno di una libertà limitata, dalla terra verso il cielo. Questo miraggio è gioia, è amore completo, desiderio soddisfatto. Complesso e sfaccettato eppure semplice e riconducibile ad uno schema, Rayuela è il gioco delle vite dei protagonisti che sono ciascuno di noi, raccontate in episodi fumosi e onirici eppure racchiusi in un capitolo, in una casella, che si può saltare (e non leggere) con un solo piede o a piè pari.

La trama: un accenno

A condurre il gioco è la storia d’amore tragicomica tra Horacio Oliveira e una donna misteriosa, chiamata La Maga. Lui è un argentino trasferitosi a Parigi, città con cui costruisce un rapporto affascinante e complesso tutto da leggere, in grado di rendere su carta alcune sottili sensazioni che chi ha lasciato la propria terra per un’altra sicuramente ritroverà.

Lei è bellezza perfetta, madre triste che porta con se una fragilità quasi opprimente, eppure esprime la forza dell’amore più devoto. Affascinatamente primordiale, sfuggente, vagamente inconsistente, con un figlio che porta il pomposo nome di Rocamadour.

Avrei incontrato la Maga? Tante volte mi era bastato affacciarmi, arrivando da rue de Seine, all’arco che dà sul quai de Conti, e appena la luce di cenere e di olivo sospesa sul fiume mi lasciava distinguere le forme, subito la sua figurina sottile si disegnava sul Pont des Arts, qualche volta muovendosi da una parte all’altra, qualche altra ferma contro la ringhiera di ferro, china sull’acqua.

Rayuela, Il gioco del mondo. Julio Cortázar

Tra le caselle dedicate all’impossibile storia d’amore, questa partita di Rayuela è giocata sul terreno di una Parigi bohémien anche da un gruppo di amici capaci di intellettualizzare perfino la più fosca serata trascorsa ascoltando Jazz e fumando sigarette. Etienne e Babs e gli altri sono i membri del Club del Serpente, che ad ogni incontro si perde in discussioni spassose e/o in sbronze malinconiche.

La lista degli artisti, dei pensatori, degli scrittori nominati e discussi dal Club è lunghissima: da Pascal a Montesquieu, da Greta Garbo a Fritz Lang, da Piero della Francesca a Louis Armstrong, i colloqui del gruppo sono un excursus metafisico sull’arte e la passione umana (e ad esempio sul Bardo Todol, il Libro tibetano dei morti). Il Jazz, stile musicale che è variazione per eccellenza, diventa dunque l’accompagnatore perfetto. La poliritmia che lo rappresenta, l’innovazione e l’improvvisazione sono la colonna sonora perfetta degli incontri del Club, che si entusiasmano ascoltando J.R. Morton o T. Monk.

Come in un puzzle, i tasselli possono essere mischiati: saggi, annedoti comici, diverbi filosofici, episodi di vita. Un camaleonte in continuo occultamento e disvelamento del senso ultimo. Nonostante l’apparente caos informe, dalla seconda parte Rayuela offre al lettore la possibilità di una interpretazione di coesa armonia, nonostante la struttura caleidoscopica del romanzo prosegua.

Tra il corteggiamento di due clochard vicino alla Senna e il lungo vagare tra le strade di una Parigi notturna, Oliveria decide di fare ritorno a Buenos Aires, per cercare di fare pace con i rimorsi e di ricongiungersi con un io vagabondo che non riesce a dimenticarsi de La Maga. Trova lavoro in un circo, poi in un manicomio. Più importante, si ricongiunge con i vecchi amici: Traveler (il viaggiatore, che mai ha lasciato l’Argentina) e Talita (spettro de La Maga). Il capitolo (brillante, eccelso) in cui Talita si trova a cavalcioni di un’asta che collega due condomini, è stato il primo scritto da Cortázar.

Rayuela è ambientata a Parigi e a Buenos Aires
Bistrot a Parigi

L’importanza delle cità che fungono da set di Rayulea, Parigi e Buenos Aires, si intensifica durante il corso del libro. Se all’inizio erano sfondo dei passi percorsi, dei bistrot o dei ricordi, durante la terza parte diventano luoghi di riflessione, zone in cui il destino di Oliveira ha dato volta, stringendovisi attorno e acquistando senso con essi. Luoghi non luoghi.

Lo stile unico di Rayuela

Rayuela è molti libri ed altrettanti sono i livelli a cui può essere letto e dunque approcciato: è romanzo, metaromanzo, ma anche iperromanzo. questo termine, coniato da Italo Calvino nel ciclo di lezioni ad Harvard, definisce quelle narrazioni:

[…] d’infiniti universi contemporanei in cui tutte le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili […] un’idea di tempo puntuale, quasi un assoluto presente soggettivo, […]
le sue parti sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune, e agiscono su una cornice che li determina e ne è determinata; […] come macchina per moltiplicare le narrazioni; costruito da molte storie che si intersecano”.

Lezioni americane – Sei proposte per il prossimo millennio, Italo Calvino

Senza tempo, senza luogo, eppure qui ed ora: questa è la magia creata da Cortázar.

Lo stesso uso della lingua è peculiare: tentando di scrollarsi di dosso qualsiasi ereditarietà, Rayuela reinventa lo standard comunicativo, spingendo il lettore in un certo senso a completarne il flusso con la sua propria personalità. L’opera di Cortázar è tale da risultare di facile digestione e interiorizzazione nonostante la sua profondità e complessità. Non è uno di quei libri difficili che richiedono conoscenze pregresse o specifiche per intenderli. Rayuela trasporta e arriva dritto alla testa, un grande libro in quanto è assurdamente autoesplicativo.

A differenza di un romanzo standard, in cui il regista è visibilmente rintracciabile in quanto lampada che illumina un episodio dopo l’altro, un pensiero dopo l’altro, Rayuela sembra privo di mente creatrice dietro la narrazione. Eppure il senso, per quanto fugace, appare, e in quei pochi momenti, la sensazione è esteticamente profonda.

Il libro dentro il libro: l’opera di Morelli

A complicare ulteriormente i tasselli, Cortázar inserisce dei frammenti di teoria della letteratura ipoteticamente redatti da tale Morelli, scrittore di fantasia che profetizza l’invenzione di un nuovo tipo di narrazione. Le note di Morelli sembrano il materiale preparatorio che anticipa la stesura del romanzo dello stesso scrittore fittizio. Questo materiale è il centro di molte riflessioni del Club. Matriosca dentro matriosca.

Questi capitoli, a volte brevissimi, interrompono la storia d’amore tra la Maga e Horacio e, sopratutto, distraggono quest’ultimo. Cortázar sa bene che il lettore sospira (sopratutto all’inizio, quando è difficile collocarlo) a ritrovarsi Morelli a intralciare il percorso, infatti lo raggruppa in quei capitoli che si possono saltare. Ebbene, sarebbe un peccato.

Morelli, portavoce dell’autore, funge da sceneggiatore e tecnico del suono, dirigendo la narrazione e suggerendo al lettore come dovrebbe approcciarvisi. Cortázar ha sempre voluto lettori attivi per il suo romanzo (attivi come la Maga, non passivi come Gekrepten, l’altra donna di Horacio a Buenoa Aires) e Morelli, comunicando ipoteticamente ai propri seguaci, comunica ai lettori di Cortázar.

…il vero e unico personaggio che mi interessa è il lettore, nella misura in cui quanto scrivo può contribuire a mutarlo, a dislocarlo, a stupirlo, ad alienarlo.

Tentare invece un testo che non vincoli il lettore e invece lo renda necessariamente complice nel suggerirgli, al di sotto della trama convenzionale, altre più esoteriche. […] Provocare, impegnarsi in un testo ingarbugliato, slegato, incongruente, accuratamente antinarrativo (ma non antiromanzesco).”

Rayuela, Il gioco del mondo. Julio Cortázar

Morelli fa effettivamente le veci di Cortázar, il quale non ha mai negato che la sua teoria letteraria sia comune a quella dello scrittore fittizio. In una lettera intima al suo amico Francisco Porrúa, Cortazar lo ringrazia per le considerazioni sul non ancora pubblicato Rayuela e scrive:

“Quelle parole che si usano, “un enorme imbuto”, “il buco nero di un enorme imbuto”, che è proprio Rayuela, è quello che ho vissuto tutti questi anni e che ho voluto provare a dire, con il terribile problema che appena dette quelle cose, salta fuori l’equivoco, tutto l’orrore della lingua (“le puttane nere” – le parole -) che preoccupa Morelli”.

Corrispondenza


D’altra parte, l’autore descrive Morelli come pedante, anticonformista, ruvido, incoerente, pessimista, per bilanciare questa fin troppo facile somiglianza.

Julio Cortázar
Julio Cortázar

Cortázar è dunque Morelli, ma è anche Oliveira, è la Maga, è Traveler, ed è il lettore stesso.

[…] a traverso la pazzia si poteva forse arrivare a una ragione che non fosse quella ragione la cui fallanza è pazzia”[9], e di cui l’Autore ha detto che: “non è un romanzo, ma una lunga narrazione che in definitiva finirà per essere la cronaca di una pazzia.

Rayuela, Il gioco del mondo. Julio Cortázar


Per godere a pieno della bellezza di Rayuela, dovremo giocare al suo gioco.

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MONICA TRENTIN

MONICA TRENTIN

Laureata in filosofia e autrice di 3 romanzi, ama le palme, i vecchi film e l'astronomia. Crede nei libri perfino come miglior arrendamento possibile. Sua norma è vivere ad una distanza minima dal mare.

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