Iperoggetti di Morton: la mappa cognitiva per ripensare la biosfera

Iperoggetti, Timothy Morton, 2013. Prima edizione Nero 2018
Iperoggetti, Timothy Morton, 2013. Prima edizione Nero 2018

Iperoggetti di Timothy Morton è uno dei saggi più geniali degli ultimi anni. Per cominciare ad inquadrarlo, è utile ricordare il contesto in cui si muove l’autore. Attualmente, Morton è docente di Inglese alla Rice University di Huston, Texas. I suoi studi si rivolgono, oltre alla letteratura, al campo della filosofia, di cui sposa una reinventata ecologia e la corrente dell’ontologia orientata agli oggetti.

L’Ontologia Orientata agli Oggetti

Quest’ultima, abbreviata spesso in OOO, è una particolare forma di realismo definita da G. Harman nel 1999 e che risente dell’influenza di Heidegger. Contrariamente all’antropocentrismo e al correlazionismo, l’OOO sostiene l’esistenza degli oggetti indipendentemente dall’umano percepire. Morton è un’autore di riferimento, oltre che in relazione a questo movimento, anche per le commistioni di quest’ultimo con l’ecologia. Da ricordare esempio:

  • Dark Ecology: For a Logic of Future Coexistence: la consapevolezza ecologica nell’attuale Antropocene assume la forma di uno strano anello o nastro di Möbius.
  • Humankind: Solidarity With Non-human People: in una prospettiva OOO, riflette sulla nuova relazione che gli umani dovrebbero intrattenere con Natura e non-umano
  • Cosa sosteniamo? Pensare la natura al tempo della catastrofe: ripensare il concetto di Natura dall’antropocentrico Altrove.

Morton è un pensatore straordinario, con grande capacità espressiva. Ed Iperoggetti è un’opera geniale, il cui registro è visionario, delirante, avvincente. Il flusso di pensiero argomentante la realtà degli iperoggetti fa leva su cultura pop come Twin Peaks, poi esperienze quotidiane, fisica quantistica, citazioni letterarie, arte.

Iperoggetti è un lungo disvelamento di idee intrecciate: non appena se ne svela una, l’altra a cui si sono appena voltate le spalle si richiude in se stessa. Proseguendo, il pensiero che avviluppa tutto l’intreccio prende forma, ed è brillante.

Il riscaldamento globale: l’iperoggetto per eccellenza

Morton comincia con una facile presa di coscienza: oggi non si può più fare una conversazione leggera sul tempo. Questo in quanto il riscaldamento globale non è più un incubo, è realtà: l’atmosfera è surriscaldata, il mare è inquinato, le anomalie climatiche sono all’ordine del giorno. Gli umani stanno dunque cambiando la propria consapevolezza del mondo, comprendendo di esserne totalmente assoggettati e di portare parecchie colpe.

Criticando i negazionisti e le posizioni politiche troppo soffici in merito, Morton riflette sull’importanza degli apparentemente piccoli cambiamenti climatici che possono interessare un’area geografica o un periodo dell’anno specifici: sono interazioni particolari e sensuali di un oggetto ben più grande e esteso, ovvero il riscaldamento globale. Nonostante l’uomo sia ora in grado di rilevarlo grazie a grafici e computerizzazioni, non potrà mai farne esperienza in modo completo.

Nella condizione di essere umano, di questo gigantesco oggetto si possono esperire brevi frangenti solo quando interferisce con il mondo. Quel breve frangente che chiamo uragano ha distrutto la città di New Orleans […] la mia nuca risente ancora della scottatura di ieri. Percy Shelley parlava della terribile ombra di un invisibile potere che fluttua in mezzo a noi benché non vista. Shelley parlava della <<bellezza intellettuale>>, ma ora questi versi risuonano nell’universo immaginato dai realisti speculativi.

Iperoggetti, T. Morton

La viscosità degli iperoggetti

Per accedere agli iperoggetti non si devono percorrere grandi distanze. In termini semplici, è come se, una volta che ci si è resi conto della loro presenza, ci si trovi invischiati indissolubilmente in essi. Inoltre, questa sensazione si accentua più se ne fa conoscenza.

“Sullo specchietto retrovisore di tutte le macchine americane campeggia uno slogan molto appropriato per i tempi in cui viviamo: GLI OGGETTI NELLO SPECCHIO SONO PIÙ VICINI DI QUANTO APPAIANO.” […] Sono già qui. […] Infestano già-da-sempre il mio spazio sociale e psichico. La mia concezione standard del tempo mi impedisce di comprendere questo già-da-sempre dal quale il tempo trasuda e fluisce.

Iperoggetti, T. Morton

Queste entità sono dunque già qui, attorno, dentro e sopra di noi. Ovviamente questo produce una sensazione di stranezza ed estraneità rispetto al mondo come lo si conosceva: non è più sicuro come dovrebbe esserlo una casa.

Come la “morte zuccherata del per sé” di Sartre, l’uomo è invischiato in una realtà viscosa come il miele.

Gli iperoggetti risultano dunque essere ciò che costringe l’uomo ad abbandonare definitivamente l’illusione antropocentrica. Tramite le tecnologie che ha costruito, l’uomo comprende finalmente che il mondo è del non-umano. I calcoli e i numeri hanno ad esempio permesso di identificare il cambiamento climatico, l’iperoggetto per eccellenza.

Un’ entità di una tale dimensione spaziale e temporale da incrinare la nostra stessa idea di cosa un oggetto sia.

Iperoggetti, T. Morton
Grafico sul il riscaldamento globale, l'iperoggetto per eccellenza
Grafico sul il riscaldamento globale

Enorme, tragico. Non è oggi eppure è anche qui nel nostro tempo, nel nostro giardino, nel nostro gesto di spalmarci la crema solare al mare. È un’idea, ma è anche reale. Non è interamente qui, eppure è anche qui. Interessa tutti ed è imputabile a nessuno. È connesso ad ogni nostro movimento e gesto, eppure ci sembra lontano, perfino qualcosa di futuristico, non lo possiamo agguantare.

Un iperoggetto può essere un buco nero, può essere il centro petrolifero nell’area di Lago Agrio, in Ecuador, o la riserva di Everglades in Florida; un iperoggetto può essere la biosfera o il sistema solare e può essere la somma complessiva di tutto il materiale nucleare presente sulla Terra.

Iperoggetti, T. Morton


Ma anche l’evoluzione, la biosfera, l’inconscio, il Capitale (che colloca il valore su Altrove, si rimanda a Fisher) . La peculiartià di questi oggetti è che sono vicini, propriamente qui, ma percepibili solo sensualmente, indirettamente, spazialmente, temporalmente. Vediamone dunque le tre proprietà comuni.

La non-località degli iperoggetti

Una delle proprietà degli iperoggetti è appunto la non-località, termine adottato dalla fisica quantistica (si vedano gli esperimenti di Zeilinger sull’entanglement quantistico). Rifacendosi a Bohm e ad Heisenberg, Morton ricorda che «non esistono particelle in quanto tali, non esiste la materia in quanto tale, esistono solo oggetti quantici discreti» .

Gli iperoggetti sfuggono dunque dalla possibilità di attribuire loro proprietà intrinseche, complete. L’osservatore ne esperirà sempre e solo un aspetto. Del riscaldamento globale, esempio preferito di Morton, non esperiremo mai la visione d’insieme, ma solo l’episodio particolare, uno dei volti. Vari episodi, singoli, che derivano da un fenomeno inconoscibile nel complesso.

La causalità è dunque rivista nei termini humeani di correlazione, probabilità.

Diffuso nel tempo e nello spazio nel senso più radicale possibile… da questa prospettiva tempo e spazio sono solo proprietà emergenti di oggetti più grandi di una certa soglia, l’ipotetico iperoggetto subquantico è <<ovunque>>.

Iperoggetti, T. Morton

L’ondulazione temporale degli iperoggetti

Un’altra proprietà è l’ondulazione temporale, ovvero la diffusione nel tempo in un modo tale che ne preclude all’uomo la conoscenza. Per spiegare questo concetto, Morton si rifà alla relatività di Einstein, in cui non è propriamente possibile <<ottenere una definizione coerente di un corpo rigido esteso, poiché questo implicherebbe l’esistenza di segnali più veloci della luce>>.

L’oggetto è dunque una falsa immediatezza, non perché non sia reale, ma proprio in quanto non è solo un’idea nella testa. Lo spaziotempo emerge dunque dall’oggetto in quanto dotato di massa, divenendo un iperoggetto esso stesso.

Ne viene che l’universo fisico consiste di oggetti che assomigliano più alle turbolenze di una corrente che a corpi estesi» […] Increspandosi nel tempo, gli oggetti attirano altri oggetti all’interno della loro sfera di influenza.

Iperoggetti, T. Morton

Il Phasing degli iperoggetti

L’ultima grande proprietà degli iperoggetti è il phasing, definibile come «il segno indessicale di un oggetto diffusamente distribuito nello spazio delle fasi che è multidimensionale rispetto agli strumenti che usiamo per misurarlo» .

Pensiamo ad esempio alla asincronia fenologica, che indica lo sfasamento dei ritmi naturali e vitali di animali e piante dovuto al riscaldamento globale. Essa è dovuto all’intersecarsi di due tempi emanati da entità diverse. Gli umani stessi sono intrappolati nelle fasi di intersezione temporale.

Attrattore di Lorenz, in Iperoggetti (p.98)
Attrattore di Lorenz: pattern costituito da una serie di eventi atmosferici registrati in un consono spazio multidimensionale

Gli iperoggetti sono dunque esperiti sempre solo per una porzione, quando questa entra nel nostro campo percettivo singolare. L’uomo, che ne fa parte, seppur ne accumula dati in merito avrà sempre un’esperienza assimmetrica dell’iperoggetto.

Secondo Morton, l’età dell’Assimetria ha la data di inizio nel 1748, quando i primi strati di carbone si sono sedimentati sulla terra in seguito all’invenzione della macchina a vapore. Richiamando suggestivamente Heidegger e l’estetica della pelle d’oca citata da Adorno, Morton sostiene che possiamo percepire l’iperoggetto <<sotto forma di spettralità spettrale che si allinea e si sfasa con lo spaziotempo normalizzato degli esseri umani».

La fine del mondo? È già avvenuta

Iperoggetti si apre con una citazione di Oppenheimer, presa dal Bhagavadgītā: Ora sono la morte, la distruttrice di mondi.

È dunque la fine? No, ma solo perché la fine è già avvenuta. Il sottotitolo di Iperoggetti è infatti filosofia ed ecologia dopo la fine del mondo. Con l’avvento degli iperoggetti, il mondo e le nozioni ad esso correlate (l’ambiente, la natura) sono infatti secondo Morton solo un delicato effetto estetico. Gli iperoggetti hanno dunque già distrutto il mondo inteso come entità dotata di significato, confini e orizzonti, ovvero come totalità significante di tutto ciò che è.

Certo è che, se non c’è uno sfondo, non c’è neanche un primo piano, in quanto i primi piani hanno bisogno di uno sfondo per esistere. Il mondo risulta così ontologicamente piatto: non esiste un Altrove (in cui ad esempio finiscono gli scarichi dei nostri bagni o le scorie nucleari).

Morton scrive inoltre che gli iperoggetti sono entità genuinamente apocalittiche. Il termine apocalisse deriva dal greco apocalypsis, composto da apo, separazione, e kalyptein, nascondere: ovvero, rivelazione. Queste entità svelano la realtà all’uomo, senza rimandarci dunque ad un Altrove, ma radicandoci nel qui ed ora, in questo piano. La trascendenza è svelata come immanenza in cui il rapporto con il non-umano è in toto più intimo rispetto alla più spinta spiritualità new age.

Le altre entità non solo sono con noi, ma sono dentro di noi, fanno parte della “nostra essenza più profonda”, tanto che “la distinzione ospite-parassita perde di senso”.

Annullare la resistenza

Attenzione: secondo Morton, le degenerazioni apocalittiche del pensiero non fanno altro che allontanarci ulteriormente dal non-umano. Il nichilismo e il cinismo sono le due presenze minacciose della modernità, a cui non si dovrebbe soccombere, benché seducenti. La soluzione sembra invece proprio nell’opposto avvicinarci o, meglio, nel non fare resistenza alla vischiosità degli iperoggetti che già ci avviluppa.

L’unica strategia costruttiva pare dunque superare l’interesse personale:

Gli iperoggetti ci costringono a un’intimità con la nostra morte (sono tossici), con gli altri (tutti ne sono colpiti) e con il futuro (sono massicciamente distribuiti nel tempo)”.

Iperoggetti, T. Morton

Il mondo è finito, la modernità è finita. La consapevolezza imposta dagli iperoggetti distrugge l’idea del mondo come inglobante le azioni e le vite umane in un orizzonte sensato e centrico. Ne abbiamo però guadagnato l’intimità e <<la possibilità di stringere nuove alleanze con i non umani>>.

Cosa fare? Cominciare dalle cose semplici come mangiare meno carne, ridurre l’utilizzo di aria condizionata e delle automobili, come primo passo per rinnovare completamente la consapevolezza ecologica. Cosa pensare? È giunta l’ora di una nuova rivoluzione copernicana del pensiero.

L’interoggettività

Eliminando il concetto di Mondo e Altrove, secondo Morton tutto diviene oggetto: l’uomo stesso, le relazioni che tiene con gli oggetti, le relazioni tra gli oggetti stessi. Ogni oggetto è in sè dunque un iperoggetto, in quanto conseguenza e causa, o meglio, contenitore di oggetti e contenuto in oggetti in diversi piani di realtà.

La logica OOO mostra come gli iperoggetti siano entità reali «la cui essenza ultima è preclusa agli esseri umani» e persistono nella loro identità sfuggevole nonostante l’esistenza umana. Ampliando l’assunto kantiano in cui l’uomo è epistemologicamente apposto tra fenomeno e noumeno (la cosa in sè), la OOO sottolinea la realtà oggettuale a prescindere dal filtro umano. In questo modo, l’uomo come soggetto scompare, per rivelarsi come oggetto egli stesso. Umani e non-umani risultano essere così parti di reti, «un’interconnessione che non permette una perfetta trasmissione priva di perdite di informazione, ma che al contrario è costituita anche da buchi e vuoti» .

Timothy Morton, esponente dell'Ontologia Orientata all'Oggetto
Timothy Morton, esponente dell’Ontologia Orientata all’Oggetto

L’ipocrisia e la debolezza è dunque la risposta (errata) che l’uomo da al problema, data in quanto «scarseggia il tempo per affrontarlo, non vi è alcuna autorità di riferimento, chi cerca di risolverlo sono le stesse persone che hanno contribuito a crearlo».

Per un nuovo pensiero ecologista

L’opera di Morton è estremamente citata nel dibattito culturale. Strano che abbia impiegato così tanto ad essere tradotta in italiano. A renderlo disponibile nella nostra lingua è ancora una volta la visionaria casa editrice Nero (la quale ci ha già regalato Realismo Capitalista di Fisher, altro testo essenziale per comprendere il presente).

Iperoggetti è un testo che fa paura: è come se accendesse la luce della cantina e ci mettesse di fronte ad un mostro. Ma non incita al panico, anzi. La cantina fa parte della nostra casa e ci eravamo scesi alla cieca per anni. Quindi, al contrario di essere catastrofista, Morton tenta di spalancarci verso una nuova consapevolezza, che ci avvicina davvero a ciò che consideravamo Natura.

Le narrazioni catastrofiche sono parte del problema. collocando la catastrofe in un futuro ipotetico, queste storie fungono da vaccino proprio contro l’oggetto reale che sè intrufolato nel nostro spazio ecologico, sociale, psichico.

Un libro essenziale, con richiami brillanti alle opere di Aristotele, Husserl e Heidegger. Un libro molteplice e multiforme, che intreccia diversi ambiti del sapere invitando l’uomo ad evolversi con base critica. Ciò che fa sorridere è che, esattamente come accade per gli iperoggetti, in questo libro, che tu lo voglia o meno, che tu lo sappia o meno, che tu sia d’accordo o meno, ci sei già praticamente dentro.

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MONICA TRENTIN

MONICA TRENTIN

Laureata in filosofia e autrice di 3 romanzi, ama le palme, i vecchi film e l'astronomia. Crede nei libri perfino come miglior arrendamento possibile. Sua norma è vivere ad una distanza minima dal mare.

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